Vulcano spento?

Efficacissima azione della protezione civile
che si è affidata ad esperti di fama internazionale
nel campo protezione delle eruzioni del Vesuvio

Il cratere del Vesuvio prima dell'eruzione del 1944 Pollena Trocchia: Negli anni settanta i costruttori edilizi e la classe politica dei Comuni Vesuviani hanno sancito che il Vesuvio è un vulcano spento per cui è stato possibile costruire case e chiese intorno a questa montagna. Gli incompetenti erano chiaramente i vulcanologi che continuano a sostenere che un vulcano per considerarsi spento, non debba eruttare per almeno diecimila anni. Ma chiste so pazze! Hanno pensato i costruttori ed i politici.

Oggi come oggi, secondo i pazzi vulcanologi, settecentomila persone vivono allegramente aspettando un’ esplosione del Vesuvio, che sarebbe seguita da lava e una pioggia di lapilli incandescenti. L’esplosione potrebbe essere potente quanto una piccola bomba atomica, Noi, de “La Stampa Abrasiva”, vogliamo mettere il dito nella piaga parlando dell’organizzazione della protezione civile.

Questa per non sbagliare si è affidata a personaggi di altissima competenza ed esperti nel settore eruzioni del Vesuvio. Ecco l’elenco degli esperti: San Gennaro (Napoli), San Giorgio (San Giorgio a Cremano), la Madonna dell’Arco (Sant’Anastasia e dintorni), la Madonna di Pompei (non solo Pompei ma tutta la zona vesuviana), San Ciro (Portici), e altri bravi santi e madonne anche se non propriamente vesuviani. Anche qualche santone televisivo voleva entrare nella squadra di esperti ma è stato rifiutato per mancanza di adeguato curriculum.

La protezione civile ha istruito gli abitanti dicendo che in caso di eruzione il santino va messo sulla testa come protezione, infatti creerà un influsso benefico che servirà a scansarli dai lapilli e dai gas. Anche la prevenzione è stata curata dalla protezione civile che ha vivamente raccomandato di pregare questi santi esperti tutti i giorni affinché non ci sia il tanto temuto parossismo. Per quanto ci riguarda gridiamo:”Sotto il vulcano qualcuno di dia una mano”.

Mario Trappano